2) La Terrazza
Una danza nel profumo del tempo
Qui siamo in uno dei luoghi dell’immaginario del giovane Fellini che, non avendo la ricchezza per accedervi, sbirciava da lontano le danze voluttuose delle affascinanti donne dell’alta società e cominciava così a progettare quell’onirico universo che il suo grande estro renderà immortale.
Una terrazza che è il palcoscenico di un grande teatro all’aperto dove dame in abito di crinolina e ombrellino respirano l’aria del mare, ma senza abbronzarsi perché no, quello no, è qualcosa riservato ai contadini che si abbrustoliscono chini sui campi. Poi ci sono le prime auto che sbuffano a fatica dietro alle carrozze ancora trainate dai cavalli. Insomma, una terrazza dalla quale sembra di rivedere le scene dei quadri impressionisti, con prospettive lunghe e tutto quel can can del bel mondo sorridente che a Rimini fece esplodere l’euforia nel decennio folle degli anni ’20. Da allora nulla sembra essere cambiato, perché il filo della storia si è dipanato lieve e la terrazza, ancora oggi, è quella scena in cui si alza il sipario sulla “joie de vivre”: sotto la neve nei giorni gelidi d’inverno, attraverso i riflessi amaranto del cuore d’autunno, o lungo la scia sfavillante delle calde sere d’estate, quando l’anima è leggera e briosa, la brezza fa dondolare le tovaglie sui tavoli disposti a festa e i lunghi abiti delle signore, e la musica di un’orchestra colora l’aria nella danza di un sogno senza tempo.