8 ½ ) La Spiaggia
L'infinito e un pò di più
Probabilmente tutto cominciò nell’estate del 1790, quando al centro delle cronache riminesi ci fu Lady Elizabeth Kenneis, venuta dall’Irlanda per andare in sposa al Marchese Rondanini. Quella ragazza, giovane ed esuberante, “soggiornò quindici giorni per attuffarsi nell’acqua del mare” e chi, a quei tempi, poteva immaginare l’evoluzione di quell’inconsueto uso? Fino ad allora questi lidi erano stati solo terra di frontiera, disseminata di torri per avvistare i pirati turchi. Erano loro i principali “turisti” dell’epoca, eppure, nel giro di pochi decenni, proprio qui nacque quel complesso di edifici e spazi ameni che rappresentò il cuore di un turismo elitario che fece di Rimini una delle città balneari più desiderabili per il prestigio sociale che emanava.
Di tutto quello oggi non c’è più traccia anche se, in alcuni momenti particolari del giorno, basta chiudere gli occhi per rivedere la piattaforma, lì, in mezzo al mare; la capanna svizzera, caffè-ristorante alla moda; il Kursaal, salotto di svago e intrattenimento; lo stabilimento idroterapico, fulcro di cura e benessere.
L’estetica di quel turismo altolocato si trasformò ben presto nella moda popolare dell’andare al mare, che fosse per salute o puro svago: così nacquero le colonie e gli stabilimenti balneari. il Grand Hotel già prima della Seconda Guerra Mondiale aveva il suo moderno bagno, dalle geometrie essenziali e decise, tipiche dell’architettura in auge a quei tempi. Nel dopoguerra esso fu riplasmato, così come l’impianto balneare di tutta la città, che ben presto divenne una delle più importanti mete d’Europa, teatro di brio, leggerezza e ricordi leggendari, come la memorabile festa in stile gitano del 1970, dalle pittoresche carovane allestite in riva al mare, che precorse gli scintillanti eventi che caratterizzano ancora oggi le serate estive.
Questa, in breve, è la storia di questo luogo, punteggiato di ombrelloni nei lunghi giorni caldi, ravvivato da brindisi e note nelle notti stellate, solitario e smosso dalle maree nelle brume invernali. Quest’angolo di riviera resta il porto naturale in cui sostare all’ombra di una fulgida nave, rassicurante ed eterea, su cui salire, per un viaggio anche breve, vuol dire lasciare una parte di sé affacciata su un sogno senza fine cullato dalle onde.